sabato 29 settembre 2012

La bimba nel buio

"A me piace crederci".  Questo è quello che ti risponderei, se tu fossi qui, ora, come quella notte di chissà quanti anni fa.
E' troppo tardi per sussurrarti la mia risposta definitiva? Allora non lo sapevo, non sapevo proprio cosa avrei dovuto dirti.
Alla tua domanda si era scatenato in me un insieme di emozioni strane e contrastanti, guidate in prima fila da un innocente stupore nel sapere che anche la mia amica nemica del cuore si faceva domande sul senso della vita: non eri poi così diversa da me.
Lì per lì era stato rifiuto: trovavo stupida la tua debolezza; ma un attimo dopo, la gratitudine, per aver aperto il cuore a me. Avevi fiducia in me e nella mia opinione, e per me questo era il regalo più grande. Infine avevo provato rabbia, perché non avevo idea di come risponderti. Come già era successo tante altre volte, non mi sentivo alla tua altezza.
Ora che sono più grande non ho smesso di sentirmi a disagio davanti ai tuoi occhi, però, grazie a quella tua semplice domanda, io so di conoscerti meglio di chiunque altro, perché conosco la parte di te che tieni chiusa a chiave sotto ai tuoi bei vestiti, dietro all'alcol che bevi per divertirti, al di là delle persone che hai scelto di frequentare.
Ogni volta che ti guarderò, io vedrò soltanto la bimba che nel buio sussurra "Sara, ma tu ci credi nel destino?", e mi dispiacerò per non averti risposto quella notte, per aver aspettato ad aprire il mio cuore a te, nell'illusione che, se ci fossi riuscita, forse non ti avrei persa.

A me piace crederci. Mi piace perché rende tutto più semplice e leggero. Se pensassi che tutto quello che ho e che sono sia solamente dovuto alla scelta di qualcuno, o ad un mio errore, o ad un'azione che poteva anche  non essere compiuta, finisco per lasciare troppo spazio a rancori e rimorsi.
Forse era destino che tu smettessi di volermi bene, e forse era destino che io non riesca a voler bene a nessuna amica più di quanto ne volessi a te. Il rancore non c'è più.