domenica 27 dicembre 2015

Noi che rimaniamo a ricordare

"Parevano soddisfatti dei rischi che avevano corso,
o forse nemmeno ci pensavano,
era la norma avvelenarsi con i gas di scarico,
rischiare di cadere scivolando sui binari,
essere travolti da un'auto, dal tram, dal bus."

(D. Starnone)


Per tutti i ragazzi persi in un battito di ciglia
Oggi come ieri
Nell'oscurità di una notte
Nell'oscurità dell'asfalto
Ma, soprattutto, per quelli che rimangono
A ricordare
Per non smettere di pensare

Opera di Francesco Bongiorni

sabato 26 dicembre 2015

Nuovi occhiali per miopi

Non m’innamorerò.
Forse,
probabilmente,
anzi è certo che no.

Sbadata visuale in bilico di una strada,
piatto di insalata lasciato a metà,
calata serranda,
ghigliottina di luce
sulle teste degli astanti d’agosto
nelle camere di acerbi alberghi,
fumo di un momento sui divani,
suono di volante,
non ci sono più i ladri cortesi di una volta.

Non m’innamorerò,
né perderò la testa,
già reclamata da un datore di ore,
gli presterò nuovi occhiali per miopi,
abusati condoni sulla schiena,
italiana premura
contro una guerra dura a morire,
ed io, che avevo disertato,
non lascerò la più sanguinaria trincea,
al tuo fianco starò contro l’assedio
dei giorni,
delle rughe,
di rampanti agenti di borsa,
di nuovi conquistadores
e di vetusti evangelizzatori,
non ci avranno le regole,
né ci avrà il Maharaja,
né la morte adusa a non chiedere

- questo dovrei dirti?
L'orizzonte, il mare, i maledetti poeti,
eh già.
E che altro, poi?

Sarà l'inerpicata inerzia di un vivere
a soffocarmi nelle fotografie con troppa luce,
sarà un bisogno di male assoluto
a capovolgere ogni mia previsione,
ma vedi,
io sono un pessimo oracolo.

giovedì 24 dicembre 2015

Society


"And you think you have to want more than you need
Until you have it all, you won't be free"


Auguri di Buon Consumo 2015

domenica 20 dicembre 2015

Omaggio agli occhialuti archivianti

Occorre davvero darsi un nome,
Categorizzare ciò che ci sfugge davanti agli occhi,
Appiccicare etichette in fronte al caos,
Incasellare l'arcobaleno in una striscia di vetro,
Rendere omaggio agli occhialuti archivianti
annoiati nel suddividere, ridimensionare, elencare, ordinare, scartabellare mucchi di fogli e di firme?
È così necessario dare una copertina e un titolo al libro di una vita,
Ritagliando sui bordi sfumati dei ricordi
di quando hai richiesto la ricevuta di ritorno per una lettera mai spedita?
E' doveroso motivare l'affitto di energie dal fondo speranza,
Specificare la ragione di azioni irragionevoli,
E contare i giorni di ordinata follia,
Prima di invecchiare e perdere quel contegno sociale che ci riserva di nasconderci in mezzo agli altri,
Prima che qualcuno racconti com'eravamo
e ci trasformi in mosse numerate di una pedina nera?

Opera di Intarsiatore: http://www.ioarte.org/artisti/Intarsiatore/opere/dal-caos-ma-non-per-caso-nasce-cosa/

giovedì 17 dicembre 2015

Running up that hill


"There is thunder in our hearts, baby.
So much hate for the ones we love?
Tell me, we both matter, don't we?"

Placebo

mercoledì 16 dicembre 2015

Gravità

Ma, tra tutte le forze,
sia benedetta la gravità,
che sempre ci riconduce a terra,
che impedisce di farci volar via inseguendo domande troppo ultime,
stelle che rilucono nelle fredde notti dell'aurora.
Sia benedetta la gravità
perché è per essa che il salto è possibile,
la caduta è esperienza
e il rialzarsi è impresa non divina,
ma umanissima.


lunedì 14 dicembre 2015

The worth

"To act on a bad idea
is better than to not act at all,
because the worth of the idea
never becomes apparent until you do it."

domenica 13 dicembre 2015

Troppe parole

"Possiede troppe parole per trattenere il mondo accanto a sé
e annaspa
e scopre di continuo che il mondo è pieno di buchi
se non di voragini."

 D. Starnone


venerdì 11 dicembre 2015

Il bello della verità sta nelle bugie

La bellezza delle bugie.
Ognuno di noi mente. Sempre.
Diciamo almeno un centinaio di piccole bugie al giorno,
anche senza rendercene conto.
Attraverso di esse, cerchiamo di plasmare la realtà,
per renderla un pochino più simile a come ci piacerebbe che fosse.
Le bugie sono quel tipo di bellezza di cui si può usufruire solo in solitario.
Soddisfacente, ma egoisticamente vuota.

Forse allora la bellezza sta nella verità.
Nella nuda verità,
(o nella nudità del vero!)
spogliata
da tutti gli abbellimenti che ci ricamiamo sopra, 
perché è lì
che giacciono le vere emozioni.
La verità ci regala
le emozioni più piene,
quelle profondamente legate alle radici della nostra mente.

Ma sì, e, poi, le bugie sono fragili,
prive di quella base di legami affettivi reali,
e la loro debolezza non fa che allontanarci
da ciò che sentiamo davvero.
Crediamo che tengano lontani gli altri da ciò che non vogliamo mostrare,
ma, in realtà, tengono solo lontani noi stessi da ciò che temiamo di vedere.
Sono involucri di plastica
che ci rendono opachi dall'esterno
e ci soffocano dall'interno.
Belle bugie, letali bugie.

Eppure la verità canta con voce rauca,
a volte spreme il succo di frutti amari,
non è arricchita dalla magia dell'illusione
come una bellissima poetica bugia.
Una bugia è un angolo buio in fondo alla stanza
dove qualsiasi cosa può celarsi,
finché rimane misteriosamente sconosciuta.
E' il potenziale di ciò che non si conosce e che tutto può diventare
o il potere di trasformare ciò che non si vuole accettare.
E' l'unica bacchetta magica di cui disponiamo
l'unico potere magico con cui ci giostriamo.

Il bello della verità sta nelle bugie...
e il bello delle bugie sta nella loro verità.


giovedì 10 dicembre 2015

La vita è un vizio che non riesci a toglierti

"Ciò che conta è la data di nascita,
questa marcatura temporale
che nessun travestimento,
nessuna chirurgia,
nessuna terapia,
nessuna pillola miracolosa
può veramente cancellare.
La data dell'inizio.
Di cosa, poi.
Di tutta questa agitazione.
Di questo afferrare, apprendere, fare, dire, connettere, sconnettere.
La vita è un vizio che non riesci a toglierti."

Domenico Starnone

martedì 8 dicembre 2015

L'assassino e il burlone

"In ultima analisi,
la psicologia dell'assassino e del burlone differivano solo in termini di grado.
Erano entrambi dei sadici,
entrambi avevano il gusto del grottesco e provavano piacere ad infliggere dolore agli altri.
Il delitto poteva essere definito una forma estrema di beffa;
per contro una beffa poteva essere considerata una forma di delitto socialmente accettabile."

(J. F. Bardin)

lunedì 7 dicembre 2015

Sperperare il nudo nome delle cose

Prendete ogni speranza
voi che scendete
negli inferi
della vostra mente,
ogni illusione, ogni sogno,
perché risalendo
a vedere le decadenti stelle
possiate sperperare
il nudo nome delle cose,
e le cose,
e tutto ciò che amate.

(Cardiopoetica)
Foto di Sara Palmonari


domenica 6 dicembre 2015

Ama il tuo sogno

"Ama il tuo sogno,
disprezza ogni altro amore,
tu ama il vento
e imprimiti nel cuore che solo il sogno esiste
ecco perchè, in ogni notte,
in sogno vengo a te."
(La tigre e la neve)

dal film La tigre e la neve

venerdì 4 dicembre 2015

Delusione

"Ma, alla eccezionale maturazione,
si accompagnò anche una dura delusione: a dispetto di quel lussureggiante spettacolo
di forme e di colori,
non un solo frutto si rivelò mangiabile."
(Lovecraft)


giovedì 3 dicembre 2015

Felicità

Felicità.
Parola dal suono stretto e sottile, nel suo cominciare,
quasi che non sappia come occupare il suo spazio vitale.
Nel mezzo, magra e sfuggente;
ma, nel terminare, si lascia andare,
con un'apertura decisa e tronca,
quasi che si allarghi d'improvviso
in un inaspettato sorriso.

Cronache dal Bagno #4

In un angolo vicino alla finestra, un vaso giallo. Contiene piante veramente finte, che fingono di voltarsi verso la luce esterna.

Vicino alla porta, un porta-ombrelli nero. Viene usato come pattumiera, nera.
Che degrado per quel povero portaombrelli. Chissà quanto invidia il vaso di piante finte, che, almeno, ha un'identità integra, che nessuno osa mettere in discussione. Il portaombrelli ha sempre supposto che sia quell'aria da vaso antico in stile amaro Montenegro che lo rende così stimato e temuto, tanto che nessuno mai gli si avvicina. Nessuno va a disturbarlo sbatacchiandolo di qua e di là per poi rovesciarlo fin dentro un bidone grigio che puzza di cibo avariato.

Il vaso giallo non se la può immaginare neanche l'invidia nera della pattumiera nera, perché il suo desiderio più grande è sempre stato quello di essere una pattumiera. Magari gialla, ma una pattumiera. Non ha mai desiderato nient'altro più tenacemente, da quando è stato salvato in extremis da un bevitore di Montenegro e poi abbandonato in questa silente sala d'aspetto.
Almeno, come pattumiera, otterrebbe le occasionali attenzioni di qualcuno.

Avete la benché minima idea di quanto si possa sentire abbandonato un vaso di piante finte? No?
Pensateci. Voi spolverate mai i vasi di piante finte? Li spostate forse per dare più luce alle piante finte? O anche solo li avvicinate mai per annaffiare le piante finte che contengono? No, ve li dimenticate, giustamente. Figuriamoci in una sala d'aspetto.
Eppure, da studi compiuti in prestigiose (e annoiate) facoltà americane, è stato scoperto che anche i vasi hanno una sensibilità. Anche i vasi vorrebbero delle coccole, settimanalmente. La piramide salutare del vaso richiede una coccola a settimana, due sguardi al giorno, qualche grattino mensilmente e massimo mezzo bicchiere di pioggia a pasto.

Il vaso giallo si sente trascurato. Al suo proprietario le evidenze scientifiche in merito alle necessità psicofisiche dei vasi non sono ancora giunte.
Difficile per il vaso stabilire se mai avrà considerazione da qualcuno. Per cui, nel frattempo, invidia la pattumiera, che, almeno ogni tanto, viene in qualche modo maneggiata. Non sa che non si tratta di una vera pattumiera, ma di un portaombrelli, la cui identità viene perennemente misconosciuta.
Sa solo che, dal suo punto di vista vasico, l'amore è quello. L'amore è il distratto proprietario che, al venerdì sera, un po' schifato, prende il portaombrelli alias pattumiera e lo svuota nel puzzolente cassonetto dall'altra parte della strada.

Il vaso giallo non sa neanche che il proprietario è una donna bianca. Sta seduta là, dietro la scrivania grigia.
Che età avrà? Difficile dirlo, ha il viso rifatto.
Chissà cosa pensa quando guarda il vaso che il suo amico bevitore di Montenegro le regalò. Difficile dirlo, ha perso la mimica facciale da tempo. E, da tempo, prova anche invidia per le piante finte. Fin da quando, nel negozio di arredo, ha sentito la necessità di averle per sempre vicine alla sua scrivania grigia.
Loro, almeno, sono nate finte. Sono nate senza mimica facciale e sempre rimarranno senza età, senza rughe, -e senza sentimenti-, aggiungerebbero le piante finte, se avessero mimica facciale per parlare.

Chissà, forse, le piante finte invidierebbero anche la donna finta, se avessero un cuore. Almeno, lei, ce l'ha avuta la libertà di scegliere se rimanere veramente viva, o se diventare fintamente meno morta.
Loro, in realtà, non sono neanche mai nate, né saranno mai morte. Nessuno ha mai confuso la loro identità, sebbene siano state le uniche create per fingere di essere qualcos'altro. Il loro scopo è fingere la vita, ma di vitale non hanno mai sentito nulla, nemmeno amore, e, perciò, nemmeno invidia.
Forse, se sapessero di poter invecchiare, se sapessero di poter invidiare, se sapessero di poter morire, si sentirebbero almeno un pochino più vive.

Piccoli fiori in un vaso giallo - olio su tela, 30x40 cm
http://www.lagalleriadarte.com/spano/piccolifioriinvasogiallo-30x40-180.php

mercoledì 2 dicembre 2015

Sono quello che resta

Eccomi qui.
Sono quello che resta.
Io sono quello che resta,
quando il concerto rock è finito, il batterista ha regalato le sue bacchette, il pubblico si è defilato,
qualcuno ha pianto, qualcuno ha criticato l'acustica, qualcuno era distratto e cercava soltanto un modo per stare lontano.
Gli operai hanno spento le ultime luci, gli addetti alla sicurezza hanno terminato i controlli, sicuri che domani sarà giorno.
Sono quello che resta,
alla fine di una festa qualsiasi,
alla fine dei rituali per assicurarci che tutto vada bene,
alla fine dei dubbi, dei se, dei congiuntivi trascinati,
alla fine dei turni in fabbrica,
alla fine delle solitudini che riempiono stanze affollate
e al termine delle coperte a coprire chi in due si sente un po' più vivo.
Sono quello che resta,
dopo il terrore, l'assurdo, lo sdegno vestito d'abitudine,
l'attesa che qualcuno scriva una storia diversa, ogni anno, ogni secolo,
sono quello che resta alla fine di tutti gli uomini e tutte le donne che desiderano soltanto un po' di tenerezza,
e senso
e un non dover morire proprio,
perché non basta mai.
Sono quello che resta quando anche me stesso finisce,
quando di me si è detto eroe, vigliacco, stupido, intelligente, nero, rosso, poesie, normative, genio, polvere,
gli istanti dopo aver ricordato il dolore, gli istanti dopo essermi creduto felice.
Sono quello che resta,
quando il sole avrà smesso di tramontare,
e i giorni avranno perduto tutte le loro banali promesse,
quando la pioggia avrà smesso di cadere per trovare un pretesto per esistere, quando avremo bruciato le scatole utili per sopravvivere
e alzeremo un po' di più la voce, per chiamarci, per sentirci quello che resta.

Cardiopoetica

martedì 1 dicembre 2015

Babele

"In certi momenti era assalito dalla paura che la sua mente abbandonasse quella lotta disperata e sprofondasse nella babele che la circondava, o in una malinconia grigiastra e incerta."
(Epepe, Ferenc Karinthy)