giovedì 19 marzo 2015

Diciannove Marzo, Ore Diciannove e Zerotre

Oggi mi chiedevo
perché avessi tanto in testa il tuo viso,
il tuo nome
e il dolore che riguarda te.
Ci sono arrivata solo ora,
alle 19:03,
dopo 12 ore esatte che sono sveglia
e che non faccio altro che altalenare i miei pensieri tra te e qualcosa per cacciarti via dalla mia testa.
Qualsiasi cosa, davvero.
Non era una difficile intuizione: oggi è la festa del papà.
Complimenti Sara, davvero brillante.
Oggi ti ho davvero visto dappertutto.
La tua macchina in tutte le strade,
in tutti i parcheggi,
in un incidente,
in una rotonda,
al bivio laggiù,
quello per girare per casa tua.
Ti ho udito,
nelle voci di uomini sconosciuti,
nelle canzoni alla radio,
nell'abbaiare di un cane,
che sembrava proprio il tuo,
di cane,
(ma potresti anche aver cominciato ad abbaiare, che non lo saprei).
Ti ho sentito,
ti ho sentito
vicino,
e non so come,
visto che il mio corpo ormai sa
che sei,
comunque,
sempre
lontano.
Ma ti ho sentito
abbracciarmi,
pur sapendo che non c'eri,
che non ci sei mai,
che ci sei stato poco
e che non credo ci sarai.
Ma ti ho voluto,
almeno quanto ho desiderato mandarti via per sempre.
Tutto in un solo giorno.
Anzi,
a dire la verità,
tutto in un istante,
ripetuto mille volte in 12 ore.
Un cocktail emotivo micidiale,
lo bevi tutto di un getto,
ti accorgi dopo che sbando ti dà.
Non manca giorno in cui non mi chieda dove sei,
cosa pensi,
cosa fai
e perché non mi stai cercando.
Perché non sei qui.
Non manca volta in cui,
passeggiando per strada,
non desideri incontrarti
accidentalmente,
o forse,
proprio molto, molto volontariamente.
Non passa soddisfazione che non vorrei condividere con te,
per sapere cosa ne diresti di quello che sono diventata
e per insultarti
se non mi dicessi che sei fiero di me.
Ma tu non lo diresti,
perché non sei fiero nemmeno di te.
Non scrivo per farti gli auguri,
papà.
Sono anni che non te li faccio e sono anni che non me li chiedi.
Non so neanche se mai mi leggerai.
E nemmeno ti scrivo per sapere come stai,
perché non ho voglia di ricordare ancora
che tu stai bene anche senza di me.
Scrivo perché, magari, domani,
20 Marzo,
forse,
alle ore 20:03,
non ci penserò più.

mercoledì 11 marzo 2015

Fase asimmetrica

Da leggersi lentamente preferibilmente entro la cornice asimmetrica del vostro sguardo

Stamattina mi sono guardata,
e ho visto dei solchi,
in corrispondenza dei sorrisi che non ti posso dare.
Stamattina mi sono mossa
di una lentezza ritmica a quei battiti soffocati dalla distanza,
e intanto
mi sono letta nel sangue,
veramente convinta di trovare un legame.

Sono uscita e mi sono promessa
di lasciare che i miei sentimenti si approprino di me,
quali che vogliano essere.

Mi sono chiesta:
ma dietro quegli occhiali come si vede la nostra asimmetria?
Mi sono detta
se il rapporto pende da una parte, allora forse devo raddrizzarmi io,
alzarmi in piedi,
e andare via.

Oggi il dolore mi impediva di parlare
di te, di te, mio piccolo tesoro,
forse perché anche tu sei ancora senza parole.
Oggi mi sono capita:
la mia me bambina se ne sta andando,
a passi lenti, con fatica,
mentre lascia il posto a te.
Oggi mi sono abbracciata
sapendo che non sei tu, piccino, a doverlo fare.

E tuttavia,
oggi mi sono amata,
quando ho sentito tutto l'amore che posso provare per te.