mercoledì 21 ottobre 2015

Stati dell'essere

"Anche solo per dimostrare che quei due stati dell'essere, apparentemente contrastanti - il dolore e la speranza - sono congiunti in eterno nella mia mente."

Da "Il caso Bellwether" di Benjamin Wood

domenica 18 ottobre 2015

Cronache dal Bagno #3

Avete mai fatto caso al rumore di fondo presente in una stanza al finire di ogni argomento di dialogo o di pensiero?
Quando si può percepire il tonfo delle parole che cadono sulla superficie delle cose e di esse rimangono solo invisibili vibrazioni sulla cresta dell'acqua nel bicchiere; quando ci si ritrova immersi negli imbrigliati circuiti di rielaborazione mentale di ciò che ognuno di noi custodisce segretamente tra le proprie idee; quando non si sente più nulla che non sia il proprio respiro?
Siete mai stati in silenzio a lungo in una stanza ad ascoltare questo rumore di fondo che si insinua tra le fessure di ogni dubbio?
Non so se sia il rumore della vita che scorre, o dell'universo che ruota; o della città di cui, irrimediabilmente, faccio parte; dell'aria che sposto nel respirare, o solo del sangue nella mia arteria carotide interna.
Oppure è il silenzio che non tace mai, il silenzio che non sa far altro che attendere un rumore e per questo lui stesso si trasforma in rumore.
Trovo però che questo tram-tram di fondo sia rassicurante come una dolce bugia, un dolce cullare la mia testa nella fluidità in cui sono immersa.
Forse si tratta solo del piacere che provo nel concentrarmi su qualcosa che, normalmente, considererei un'assenza e non una presenza, per poi trovarvici un senso e un'accettabile placidità d'animo. Abituarmi a concepire la soffice fertilità di qualcosa che pare sia solo in potenziale divenire, o in attesa di mutare, come invece un'entità a sé, già ricca di passione. Il silenzio non come assenza di suono, ma come presenza di un suono, diverso, più ottuso, confuso, quasi intimo, e profondo.

domenica 4 ottobre 2015

Cronache dal Bagno #2

Blu, verde, beige, bianco.

Blu piastrella sfumata. Blu riflesso nello specchio. Blu asciugamano. Blu tappeto. Blu plafoniera.
Adoro in particolare la piastrella blu romboidale, appiccicata là al bordo esterno della vasca: sembra una manta che sta per tuffarsi nella vasca.

Verde rana peluche di spugna. Verde piante tropicali appese al soffitto. Verde bottiglia di shampoo. Verde spazzolino.
E' bello avere tanti spazzolini quanti gli amici e le persone che capita rimangano a dormire. Verde famiglia.

Beige piastrella sfumata 2. Beige tappeto 2. Beige cane sul tappeto, che pazientemente aspetta che io la faccia finita con ste cronache e mi occupi delle sue crocchette. Beige mobiletto del bagno. Beige accappatoio. Beige paperella di ceramica che mi guarda dal muretto della vasca con aria interrogativa.
Mi chiedo che cosa sapranno poi di me, che io non so, quelle papere che silenziosamente ci osservano nella più intima quotidianità. Custodiscono la memoria di ciò che osservano in quel loro lungo collo?

Bianco lavandino. Bianco vasca. Bianco asciugamano 2. Bianco sapone. Bianco muro. Bianco carta igienica. Bianco bottiglia spray di anticalcare. Bianco calcare.
Calcare ovunque. Polvere e calcare. Forse anche io ho la stessa malattia. Sono impolverata e incrostata di calcare.

giovedì 1 ottobre 2015

Cronache dal Bagno #1

A volte, quando mi annoio, se posso, mi siedo e scrivo un elenco di 10 cose che non avevo notato del luogo in cui mi trovo. Senza censura.
Spesso diventano annotazioni molto divertenti o degne di nota a loro volta.
Così, ho deciso di fare una rubrica e rinominarla "Cronache dal Bagno".
Non l'ho chiamata così perché racconterà solo delle cose notate in bagno, ci saranno anche altri luoghi che descriverò in questa rubrica, ma il bagno è un simbolo della creatività. E' un vero e proprio Pensatoio, Pensateci (soprattutto se siete in bagno): che sia sul cesso o sotto la doccia, in bagno ne nascono sempre tante di idee creative.
Io credo moltissimo nel potere dei titoli. Un Titolo con la T maiuscola non deve far dimenticare le vere origini dell'idea che titoleggia, deve essere al centro, in grassetto, ben in evidenza, e rappresentativo dello spettacolo che sta per presentare.
Per questa ragione, il bagno merita di essere rimarcato nel titolo di questa rubrica, a ricordare sempre da dove tutto quanto sia nato.


Cronache dal Bagno #1

Quel vecchio dispenser di sapone è arruginito, ma nessuno lo butta via.
La sua sorte fu discussa mesi fa, quando, schiacciandolo, invece del sapone avevano cominciato ad uscire solo cigolii e imprecazioni per la problematicità che aveva raggiunto il lavarsi le mani.
Infine venne soltanto isolato, messo in quarantena, là, nell'angolo remoto della vasca.
Fino ad ora, che cosa ci ha trattenuto dal buttarlo?
Di quale saggezza è portatore per la quale sentiamo la necessità di mantenerlo presente nella nostra vita?
Quali emozioni rinchiude sotto quel metallo arruginito, che speriamo forse di tirare fuori, un giorno, strofinandolo energicamente?
Perché destinarlo a questa solitaria attesa del suo epilogo che avverrà in un sacco del pattume indifferenziato?
Ebbene credo infatti che non meriterà nemmeno il riciclo.
Il ricliclo è un'attività che richiede pazienza, attenzione, costanza e persino rispetto per l'oggetto che viene eliminato.
Invece, la triste fine del dispensa-cigolii-di-sapone avverrà, temo, in un momento di spazientimento, quando il nostro subconscio non sopporterà più di intravederlo con la coda dell'occhio là in disuso a prender polvere e reagirà fuori controllo, come è abituato a fare.
Ed ecco che già vedo il dispenser finire lanciato con rabbia in fondo ad un qualunque sacco grigio scuro, insieme ad assorbenti usati, fazzoletti strappati dal cane, spazzolini consumati e altri ignoti oggetti rifiutati.
Dispenser, te lo prometto: farò una Lapide al Rifiuto Ignoto.

Quello che stasera non cancello

A volte comincio a scrivere con: "Quello che sento di dire è".
Ogni volta me ne pento, al sorgere della prima domanda: ma io, davvero sento?
E poi lo cancello, al giungere della seconda: ma io, davvero dico?

Stasera non cancello.


Quello che sento di dire
è che è troppo tardi
a fine Settembre
per decidere di sentirsi di dire qualcosa.

Quello che sento di dire
è che tutto rimbomba,
nella tua ombra,
e nulla suona più come prima.
Quel violino, quel bambino
che piange e che suona,
è tutto sgonfio di rumore.

E poi ormai oggi è di nuovo Ottobre,
non mi rimane più aria per gonfiare i pensieri in parole.

Maledicano questo mese.
Maledicano questo freddo.
Maledicano le feste,
i libri,
i viali,
e le parole.
Maledicano
ogni nome che ti assomiglia,
e ogni giorno che ti risveglia
dentro me.