sabato 27 ottobre 2012

Sabbia

"Viaggiatore, ma da quanto cammini?" "Non so", rispose il pellegrino. "Procedo in avanti da un po', senza una direzione precisa."
"Ti sei perso?" "Ho perso tante cose, ma mai me stesso, no."
Aveva l'aspetto di una persona coscienziosa, tuttavia veniva dal deserto, ricoperto di sabbia da capo a piedi, e non sembrava preoccuparsene.
"Perché attraversi le sabbie?" "Cercavo la felicità, e per un attimo mi è sembrata di sfiorarla con le labbra, ma non ne ricordo più il sapore."
"La felicità non la si può trovare da soli." Il viaggiatore aggrucciò lo sguardo. "Lungo la via, i miei occhi hanno cominciato ad oscurarsi, come per nascondersi dal sole cocente. Lungo la via, la voce del mio compagno ha cominciato ad abbassarsi, come per non sentirsi più obbligata a chiedere acqua ad una terra del tutto asciutta. Ci siamo persi, e con lui ho perso anche la luce del sole."
All'improvviso, quel pellegrino, sporco e assetato, si accasciò a terra, sfinito più dal dolore che dalla stanchezza. "Ad ogni passo ho sperato di ritrovarlo, ma se anche ciò accadesse, non potrei più vederlo come prima."
"Ma il sole brilla ancora, pellegrino, te lo posso assicurare. Se tu non vedi, lui sarà i tuoi occhi; e se lui non parla, tu sarai la sua voce; non devi smettere di camminare."
Lentamente, il viaggiatore solitario si tirò in piedi, e, percependo il tepore solare sulla pelle, ringraziò col sorriso: "E' vero, amico mio: non lo posso vedere, ma lo sento sulla pelle. Lui sarà sempre con me." E ripartì.