venerdì 31 luglio 2015

Nodi

Credo in quell'eco lasciato a mezz'aria,
ci voglio credere.
Voglio credere alla voce calma,
agli sguardi lunghi,
al tempo sospeso nel traffico di una sera,
nella nebbia dei miei occhi e del mio cuore.
Voglio crederci, in questo caos che è rimasto dopo di te.
Voglio credere che sia tutto giusto,
che sia una primavera infinita,
senza fiori nell'aria,
solo quel venticello timido di Aprile,
che stana ogni passerotto e ogni emozione.
Voglio credere nello spazio a venire,
nei mattoni da impilare,
e in quel noioso muro da abbattere
che ci separa senza armi né braccia.
Ci credo nelle scarpe, che mi guidano da sole verso i tuoi lacci,
ci credo perché si annodano e non vogliono mollare.

domenica 19 luglio 2015

Domenica

Di fronte, un terrazzino silenzioso.
Un negozio di Cappelli chiuso. Si chiama "Cappelli".
Pietre grigie, anche loro senza fantasia.
Antenne storte sui tetti e impalcature.
I ricordi di Ottobre. Afa e dolore.
Parcheggi vuoti, senza auto sono solo pavimenti a strisce.
Donna al telefono, chissà di quali problemi racconta, chissà se qualche problema altrui lo ascolta.
Uno scivolo su cui farei volentieri giocare la mia vita e invece faccio solo scivolare la matita tra le dita.
Musica lontana. Una coppia di fronte a me guarda il proprio telefono senza parlare. Si può essere lontani anche se si sente la musica dalla stessa identica distanza.
Ho uno strano modo di tenermi compagnia (un taccuino e un po' di malinconia), ma la vita di domenica mi piace, è un assaggio del sapore della pace.
Un bimbo in bici che parla in bi-cinese. La cinetica dei bambini cinesi che usano i bicicli chiaccherando in cinese.
Alla fine mi piace stare qui da sola, avrei voglia di stare qui ancora, solo per osservare quello che sta per venire, solo per rallentare questo tempo che sembra essere sempre da scandire, in piccole gioie, piccole cose, grandi persone.
Sembra non esserci più nulla da dire, la domenica è solo una fuga dall'avvenire.

sabato 18 luglio 2015

Sound of silence

A volte vorrei essere cieca
solo per non guardare le persone, ma sentirle,
per avere qualcuno che legga insieme a me,
per avere un cane che mi aiuti ad attraversare la strada,
e per imparare a lasciarmi guidare.
Per sentire quei rumori e quegli odori a cui nessuno fa mai caso,
per sentire il suono del silenzio,
per sentire la luce del sole sulla pelle,
per non far caso ad un'ombra
e anche per poter dormire senza che nessuno se ne accorga.
Per dimenticarmi dei miei capelli,
per ricordarmi delle persone non per il loro aspetto, ma per il loro modo di stringere la mano,
per giudicare dalle parole e non dal modo di fare,
per imparare a comunicare col corpo e non con la voce,
per imparare a nuotare dritta senza seguire le bandierine...
Per vivere di musica e di lettura ad alta voce,
per ballare senza guardarmi allo specchio, solo specchiandomi nel ritmo.
A volte lo vorrei,
per non scegliere con gli occhi
ma con le emozioni,
per imparare a stare sola nel buio senza avere paura,
per riconoscere gli amici dal loro modo di fare rumore,
per volare senza temere il vuoto che mi attrae.
Mi mancherebbe la luna,
la bicicletta,
e il piacere di guidare in macchina per scoprire strade mai fatte.
Mi mancherebbero moltissimo i colori,
ma scoprirei un mondo dentro me stessa e dentro gli altri,
un mondo di note e di sapori
che vorrei essere più brava a godere.
Mi mancherebbe il cinema,
la meraviglia di una città illuminata dal sole al mattino,
il mercato di frutta e verdura diventerebbe un turbinio di profumi,
mi mancherebbe il luccichio del mare,
le mostre e i quadri famosi,
mi mancherebbe vedere il colore dell'erba (e l'attenzione a dove metto i piedi),
ma forse il mio tempo rallenterebbe
insieme alle lancette che non potrei più vedere.


giovedì 16 luglio 2015

Poesia per un'amica

Merito te.
Ti merito in un abbraccio al sapore di sale
che siano lacrime, o acqua di mare.
Mi meriti quando la macchina non parte,
ma rendiamo il viaggio un capolavoro d'arte.
Ti merito in un saluto troppo affrettato,
in un gesto mal pensato,
e nell'arrabbiarci insieme contro questo mondo malato.
Ti merito anche se non hai parole,
se hai il viso spento o un pessimo umore.
Ti merito in una bellissima rumorosa risata,
quando ti abbraccio anche se mi dici che sei troppo sudata,
e tu lo accetti comunque, perché manca sempre qualcuno che ti faccia sentire amata.
Ti merito nei momenti migliori come nei peggiori,
quando cerchi il senso in un mazzo di fiori,
così come quando trovi la forza dentro di te invece che fuori.
Mi meriti se ti accarezzo i capelli,
perché penso che siano davvero belli,
e ti tocca meritarlo anche se a te non piacciono.
Mi meriti quando tutti tacciono,
e tu ti senti sola,
quando nulla ti consola.
Voglio meritarti sempre
anche se non ho forze che sopravvivono
anche se il male e il bene si equivalgono
e finché le apparenze ingannano
io ci sarò per ricordarti il contrario
per accompagnarti al binario
per guardarti partire
e per farti guarire
da ogni dolore
da ogni cattivo sapore,
io ci sarò.

domenica 12 luglio 2015

Non c'è nessuno da avere

Il tempo di sentire un suono ottuso, e sono stata catapultata fuori dalla tempesta. A dire la verità, quasi sputata via, come un fastidioso pezzo, incastrato tra i denti degli ingranaggi di quella macchina furiosa che mi ha tempestato di fulmini, fino ad ora. Ora in cui mi ritrovo, galleggiante, in un mare blu rigonfio di pace e di aria lattiginosa. Sto comodamente sospesa su questa poltrona di aria, nel nulla.
Nel nulla di ciò che rimane. Non è rimasto tempo, non è rimasto luogo, non è rimasto suono. Mi accorgo che non sono rimaste nemmeno valigie; ho solo il mio bagaglio di ansia, gli occhi stracolmi di emozioni che vogliono regnare sovrane piovendo lacrime senza ritegno, le scarpe piene di errori che pungono quando cammino, i capelli annodati intorno alle parole di chi ho perso, un sapore di amaro in bocca per le favole che ho regalato e a cui non sono riuscita a credere, guance livide di botte, spalle curve sotto il peso delle insicurezze che mi trascino dietro, che pesano una tonnellata circa, se volete saperlo; un esile bastone che crede di darmi la sicurezza lungo la strada che percorro. E ora non è imasta neanche una strada. C'è solo uno zuccheroso nuvolotto di panna montata blu, che spero almeno attutisca i colpi delle mie sonore cadute. Non faccio che inciampare sotto i passi malfermi di questi piedi storti di cui mi vergogno persino qui, dove non ho nessuno. Dove non c'è nessuno da avere.
Mi sento stanca e sento che questo è il momento di riposare. Di lasciarmi qui, da sola, e andare in giro per i sogni un po' per conto mio, senza portarmi dietro sempre tutto quanto. Di capire dove posso arrivare, girando in tondo su questo pianeta buono, dove non ci si può perdere, perché tanto non è rimasto nulla da guadagnare.

venerdì 3 luglio 2015

Sottigliezze

Dallo spettacolo teatrale "URGE" di Alessandro Bergonzoni

"Stai colmo!
Questo mi sono detto nel fare voto di vastità, scavando il fosse, usando il confine tra sogno e bisogno (l’incubo è confonderli).
Come un intimatore di alt, come un battitore di ciglia che mette all’asta gli apostrofi delle palpebre, come l’inventore del cuscino anticalvizie o del transatlantico anti agressione, come chi è posseduto da sciamanesimo estatico, a suon di decibellezze da scorticanto, come giaguaro che diventa uno degli animali più lenti se in ascensore e come lumaca che diventa uno dei più veloci se in aereo, così tra tellurico e onirico, tra lo scoppio delle alte cariche dello stato (delle cose), tra me e me, in uno spazio da antipodi, in un limbo dell’imparadiso (infermo di mente più che fermo di mente), ho avuto un sentore: urge."

giovedì 2 luglio 2015

Quei diamanti

Perdersi dietro sottili equilibri
di vino
Vincere sconfitte temibili
accaparrate da freddi brividi marini
Senza ombra di merito
mi trascino il dubbio
senza il quale forse nemmeno esisterei
Forse esisteremmo entrambi
e, ancora,
questo finto supplizio
di non sorreggerti più..
Non ho mai celato nulla nelle mie mani
solo fragile poesia
Se le ho aperte in silenzio
ero in una stanza piena di rumori
Ho chiuso tutti gli armadi
nascosto le coperte
spento le lampade
soffiato la polvere
ma gli occhi non hanno mai visto
dentro il nuovo spazio
che ho creato
Prepararsi a scappare
in un tunnel di corda
L'agonia del credere di potercela fare
e poi scoprire di essere sola
Sospendi la notte
fatti silenzio
fatti muto giudizio
dell'universo e delle sue paure
Non corri più attraverso la mia amarezza
Rimani lì dietro porte di stelle vetrate
che hai costruito con diamanti
di una fonte a me sconosciuta
Martella e distruggila
Io sono lontana
Sempre stata troppo lontana