giovedì 14 gennaio 2016

Consonanti mute

E lasciami dire che le cose che scrivo,
- che si scrive -
sono solo finali di consonanti mute.
Sì, quelle impronunciabili.
Ottusi suoni
definitivi e irripetibili
per la loro mancanza di sobrietà.
Voluminosi assoli,
goffamente nascosti sotto la pretesa di somigliare a leggere vocali,
che vorremmo sentire cantate per sempre nel tempo a venire,
come sommesso sfogo di urla,
taciute sotto il nome della poesia.
Non è forse questo un abuso
di ciò che consideriamo di più alta elezione?
Una maschera indossata sul volto
per assegnarci il diritto
di segnare spessi confini, consonanti e muti?
Chi è il poeta
per deturpare le ali della libertà melodica di questa nostra vita,
solo con un nome o una piccola rima?
Amalia Mora

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