domenica 15 novembre 2015

Siamo noi quei morti

Il torpore autunnale,
la tenerezza invernale,
nulla rimane.
Rimaniamo soli su questa terra,
dove neanche le stagioni vogliono stare.
Siamo figli illegittimi di un Novembre crudele,
nati morti imbalsamati
dal terrore che ci vogliono suscitare,
ricoperti da capo a piedi di polvere da sparo
che soffoca chi vuole scappare.
Quelle vite perse
quelle lontane, quelle vicine,
ci guardano,
dietro al vetro dell'ingiustizia,
ma noi abbiamo i piedi sporchi di fango,
siamo morti impantanati
figli dell'orrore che abbiamo alimentato.
Ci vorrebbe uno scroscio di pioggia
a distillare pace
col silenzio di chi ascolta
l'acqua che cade.
E invece c'è solo il frastuono di un dolore tagliente,
che fa smagliare il vestito di queste giornate abusate,
rarefatte e infinite,
tramortite, dal peso delle dita di mille grida,
che graffiano stridenti
in gola di centinaia di innocenti.
Vorrei contagiare il mondo con uno sbadiglio
renderci tutti vittime di un sonno letale
che perdoni
queste giornate
lacerate.

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