martedì 31 gennaio 2012

Noi, (a volte anche) italiani.

"Dite che siamo chiacchieroni. Vero. Aggiungerei: pessimi ascoltatori, interessati soltanto al suono della propria voce. Ricordo il suggerimento di un conduttore televisivo ai suoi ospiti: “Non parlate mai più di due per volta.”
Di bell’aspetto e maniaci della moda. Qui bisogna intendersi. Certo, rispetto alla media europea ci sentiamo ancora degli elegantoni. Il calzino bianco da noi è perseguito per legge, specie quando è indossato sotto un sandalo. Se considerare i vestiti un messaggio del corpo, e non un contenitore per insaccati, è sintomo di “mania”, allora siamo maniaci. Ma non pericolosi e purtroppo neanche contagiosi. Sul latin lover, mi duole dirvi che state prendendo un abbaglio anagrafico. In Italia la propensione al sesso cresce con l’età. Da giovani si fa col contagocce (anche per questo mettiamo al mondo pochi figli) mentre dopo i 50 il maschio italico si tuffa finalmente nell’adolescenza. Siamo l’unica nazione al mondo ad avere avuto un presidente del consiglio settantenne con la bandana in testa come i tennisti e i cantanti rap. Sono soddisfazioni.

Non è vero che nessuno paga le tasse. I dipendenti e i pensionati le pagano fin all’ultimo cent. Non per senso civico, ma per mancanza di alternative. Noi non abbiamo il senso dello Stato. E’ lo Stato che ci fa senso. La comunità finisce sulla soglia di casa. Già lo zerbino è terra di nessuno, non vi dico le scale condominiali o i marciapiedi. Siamo patria solo da un secolo e mezzo. Per duemila anni abbiamo dovuto inginocchiarci a decine di invasori, ovviamente cercando sempre di fregarli. Ci siamo difesi chiudendoci nel privato e considerando un usurpatore, o comunque un estraneo, tutto ciò che sapeva d’autorità.

Individualisti? In realtà sappiamo fare squadra in condizioni di emergenza. A noi la normale amministrazione annoia. Ma nelle situazioni disperate ci avvolgiamo nel nostro mantello preferito, quello della vittima, e tiriamo fuori la specialità della casa: la mossa del cavallo. Sulla scacchiera europea tutte le pedine si muovono in orizzontale e in verticale. Solo il cavallo italiano riesce a spuntare là dove nessuno lo aspetta. Non siamo coraggiosi, ma scaltri. La nostra filosofia di vita è il contropiede, e non solo nel calcio. Ogni volta che siamo partiti all’attacco, dalla battaglia di Canne contro Annibale alla dichiarazione di guerra di Mussolini, siamo stati ridicolizzati. Ma quando retrocediamo a difesa della nostra porta (la famiglia, il “particulare”), allora riusciamo a estrarre da noi stessi dosi di resistenza e sacrificio imprevedibili. Moralmente ipocriti? La cultura cattolica di cui siamo impregnati ci rende tolleranti verso il peccato, specie se siamo noi a commetterlo. Nessuno al mondo si pente così bene come gli italiani.

Il nostro peggior difetto, lo avrete intuito leggendo questo articolo, è il compiacimento. Nessuno parla male del proprio Paese come noi, ma solo perché ci consideriamo talmente fortunati a essere nati qui che possiamo permetterci qualsiasi lusso: anche di sputare su quella fortuna."


Questo è l'articolo su La Stampa del 26/01/2012 di Massimo Gramellini. Trovo che sia divertente, e inoltre che dipinga un quadro perfettamente lucido (altrimenti non sarebbe firmato Gramellini) della realtà italiana.
Ho deciso di riportarlo, perché ritengo che solo prendendo coscienza dei nostri limiti potremo poi superarli. Siamo un popolo di "lamentosi questuanti", come dice sempre mia madre: uomini che devono fare domanda per qualsiasi diritto e che si lamentano per qualsiasi dovere; bravissimi a criticare, pessimi nell'autoanalisi. Divulgo allora questo messaggio fortemente autocritico nella speranza che qualcuno lo legga, ci rifletta e ne discuta, che sia o meno d'accordo.

L'articolo originale lo trovate qui: http://www3.lastampa.it/focus/europa/sezioni/europa-dei-luoghi-comuni/articolo/lstp/439891/

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