lunedì 3 agosto 2015

Dicembre e le cicale

La mia stanza è profumata.
Profuma di ammorbidente e di qualche fiore che non so riconoscere.
Sono le tende fresche di lavatura,
traspirano freschezza e quel senso di intimità e morbidezza che è, più tipicamente, invernale.
L'estivo canticchio delle cicale in sottofondo stona parecchio, in effetti.
Mi nascondo sotto le lenzuola,
spio l'aria e le luci che provengono da chissà dove e da chissà chi.
Mi sento sottile come un foglio di carta e ingombrante come lo stesso foglio, se lo accartocci,
e non trovo posto né posizione.
Ste cicale cos'hanno da cantare tutto il tempo se dentro di me le foglie ingiallite cadono stecchite?
Dovrebbero tacere e sintonizzarsi con questo senso di protezione che aleggia nell'aria,
quel senso che solo un piumone o le lucine di natale, di solito, sanno dare.
Invece no. Loro cantano, insensibili.
Mi ricordano che è Agosto al di là della mia volontà.
Mi ricordano che è Agosto ma che con la mia volontà posso ricreare il mio Dicembre ogni volta che lavo le tende.
Mica male:
Dicembre e le cicale.

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