domenica 18 ottobre 2015

Cronache dal Bagno #3

Avete mai fatto caso al rumore di fondo presente in una stanza al finire di ogni argomento di dialogo o di pensiero?
Quando si può percepire il tonfo delle parole che cadono sulla superficie delle cose e di esse rimangono solo invisibili vibrazioni sulla cresta dell'acqua nel bicchiere; quando ci si ritrova immersi negli imbrigliati circuiti di rielaborazione mentale di ciò che ognuno di noi custodisce segretamente tra le proprie idee; quando non si sente più nulla che non sia il proprio respiro?
Siete mai stati in silenzio a lungo in una stanza ad ascoltare questo rumore di fondo che si insinua tra le fessure di ogni dubbio?
Non so se sia il rumore della vita che scorre, o dell'universo che ruota; o della città di cui, irrimediabilmente, faccio parte; dell'aria che sposto nel respirare, o solo del sangue nella mia arteria carotide interna.
Oppure è il silenzio che non tace mai, il silenzio che non sa far altro che attendere un rumore e per questo lui stesso si trasforma in rumore.
Trovo però che questo tram-tram di fondo sia rassicurante come una dolce bugia, un dolce cullare la mia testa nella fluidità in cui sono immersa.
Forse si tratta solo del piacere che provo nel concentrarmi su qualcosa che, normalmente, considererei un'assenza e non una presenza, per poi trovarvici un senso e un'accettabile placidità d'animo. Abituarmi a concepire la soffice fertilità di qualcosa che pare sia solo in potenziale divenire, o in attesa di mutare, come invece un'entità a sé, già ricca di passione. Il silenzio non come assenza di suono, ma come presenza di un suono, diverso, più ottuso, confuso, quasi intimo, e profondo.

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