domenica 12 luglio 2015

Non c'è nessuno da avere

Il tempo di sentire un suono ottuso, e sono stata catapultata fuori dalla tempesta. A dire la verità, quasi sputata via, come un fastidioso pezzo, incastrato tra i denti degli ingranaggi di quella macchina furiosa che mi ha tempestato di fulmini, fino ad ora. Ora in cui mi ritrovo, galleggiante, in un mare blu rigonfio di pace e di aria lattiginosa. Sto comodamente sospesa su questa poltrona di aria, nel nulla.
Nel nulla di ciò che rimane. Non è rimasto tempo, non è rimasto luogo, non è rimasto suono. Mi accorgo che non sono rimaste nemmeno valigie; ho solo il mio bagaglio di ansia, gli occhi stracolmi di emozioni che vogliono regnare sovrane piovendo lacrime senza ritegno, le scarpe piene di errori che pungono quando cammino, i capelli annodati intorno alle parole di chi ho perso, un sapore di amaro in bocca per le favole che ho regalato e a cui non sono riuscita a credere, guance livide di botte, spalle curve sotto il peso delle insicurezze che mi trascino dietro, che pesano una tonnellata circa, se volete saperlo; un esile bastone che crede di darmi la sicurezza lungo la strada che percorro. E ora non è imasta neanche una strada. C'è solo uno zuccheroso nuvolotto di panna montata blu, che spero almeno attutisca i colpi delle mie sonore cadute. Non faccio che inciampare sotto i passi malfermi di questi piedi storti di cui mi vergogno persino qui, dove non ho nessuno. Dove non c'è nessuno da avere.
Mi sento stanca e sento che questo è il momento di riposare. Di lasciarmi qui, da sola, e andare in giro per i sogni un po' per conto mio, senza portarmi dietro sempre tutto quanto. Di capire dove posso arrivare, girando in tondo su questo pianeta buono, dove non ci si può perdere, perché tanto non è rimasto nulla da guadagnare.

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